Kaká: "Il mio nome nella storia del Milan"
"E' stata una stagione perfetta, abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati: il quarto posto in campionato e la vittoria in Champions League. Sono davvero molto felice, contentissimo, ma anche un po' triste perchè finisce la stagione ...
Alzare la Coppa al cielo è stata una sensazione unica, incredibile, difficile da spiegare con le parole . E' stato bellissimo, spero che questo trionfo sia il primo di una lunga serie. Il Milan ha una grande storia in Italia, in Europa e nel mondo. Questo club e questa società daranno ancora tante soddisfazioni a noi, ai tifosi e a tutto l'ambiente. Ne sono certo.
Il discorso di Carlo Ancelotti ieri alla festa a San Siro è stato toccante, affettuoso, bello. Il Mister si merita questa vittoria per tutto quello che ci è successo e per come l'ha affrontato. Lui è davvero un grande allenatore e anche un grande uomo.
Il titolo di capocannoniere della Champions mi fa felice. Non è il mio compito fare gol, ma vincere la Champions ed essere miglior marcatore è una bella cosa . Io ho sempre detto di voler far parte della storia di questa squadra. Penso che adesso il mio nome ci sia per sempre, in questa squadra e nella Champions. Nella Bibbia c'è un passaggio particolare in cui si dice che 'Dio ci dà più di quanto pensiamo e quanto diamo'. Ecco, essere il miglior marcatore è più di quanto pensassi. Credevo nella vittoria della Champions ma non pensavo che l'averi fatto da capocannoniere.
A proposito del mio rapporto con la fede, nella Bibbia ha sempre trovato forza e conforto quest'anno. C'è un altro passaggio in cui c'è scritto che 'Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti' . Per noi quest'anno è stato così. Nessuno credeva in noi, dicevano che eravamo vecchi, deboli e scarsi. Io penso che Dio ci abbia fatto vincere per svergognare i forti.
Nello spogliatoio ci sono giocatori e uomini di grande esperienza, oltre che bravi . Maldini, Billy, Gattuso, ma anche Seedorf, in qualche modo anch'io, siamo sempre stati attenti all'umore del gruppo, a non perdere la fiducia. Così abbiamo superato i momenti più duri.
Il Pallone d'Oro? Ho sempre detto che vincere un premio individuale sarebbe la diretta conseguenza del lavoro della squadra. Io il mio lavoro l'ho fatto, adesso saranno i critici, i giornalisti, i tecnici a giudicare".
Il Real offre 90 milioni di euro per Kaka'
Vicini al divorzio la Ducati e Loris, che non ha accettato l'offerta di terzo pilota. Accordo con la Suzuki?
Se dobbiamo credere a Carlo Pernat, il manager di Loris, mentre usciva dall’incontro con la Ducati, la frattura è ormai prossima: “L’offerta ufficiale è stata di avere una terza moto per il prossimo anno e un impegno di tre anni come ambasciatore della Ducati, qualora Loris dovesse smettere. Ho parlato con il pilota e le prime sensazioni sono negative. Ci siamo presi una settimana di tempo per decidere”.
Travolta dall’improvviso amore per Casey Stoner, impegnata anche a covare per il prossimo anno Marco Melandri, per la Ducati Loris Capirossi è un vecchio connetto da spedire quanto prima all’ospizio. Non è ingratitudine, ci sono anche osservazioni tecniche. E poi è vero che la Desmosedici GP7 con lui non sembra proprio trovare le giuste misure.
Insomma, per l’uomo che raccolse la Ducati nel 2003 e l’ha poi portata a competere quasi alla pari con potenze del calibro di Honda e Yamaha, non c’è più spazio. 28 GP vinti in carriera, tre Mondiali in bacheca (ma mai nella classe regina: due titoli in 125 con la Honda nel 1990 e nel 1991, un titolo con l’Aprilia nel 1998 in 250), ma ormai è in esubero.
Forse è giusto che sia così, garantirgli una nicchia per pura riconoscenza sarebbe come tarpare le ali a Casey Stoner, cioè un delitto ancora più grosso. L’offerta della Ducati ha il sapore della riconoscenza e Capirossi sembra seriamente orientato a rifiutarla. Nel bel mezzo di una stagione difficile, con una moto che non è riuscito a governare e un ruolo ormai di secondo piano, è probabile che Capirossi voglia chiudere in grandezza.
Meglio prima scelta altrove che secondo (anzi, terzo) pilota a Borgo Panigale. Peraltro a Capirossi non mancano le richieste, soprattutto dalle scuderie emergenti: Loris potrebbe essere l’uomo giusto al punto giusto, del resto il quinquennale lavoro di sviluppo condotto alla Ducati (2003-2007) è un patrimonio da non dissipare e un onore al merito della carriera. Il futuro sarà comunque giapponese, Kawasaki o Suzuki (più probabile) che sia.
Tri-Nations - All Blacks a fatica
Tri-Nations - Vittoria sofferta per gli All Blacks. I kiwi, al loro esordio nel Tri-Nations, hanno la meglio del Sud Africa solo nei minuti finali dopo una partita dominata, per la maggior parte, dai "Boks"
26 a 21 ma che fatica per gli All Blacks che i più critici quotavano superiori di quindii o venti punti. In svantaggio fino a 12 minuti dalla fine hanno fatto vedere come si ricostruisce, con presuntuosa calma, una partita compromessa.
Montgomery dalla piazzola da una parte, meglio di Carter dall'altra, poi si inizia con le mete: Shalk Burger per un Sudafrica che pensa al territorio e costringe gli All Blacks a giocare alla figiana, altrimenti non si passa, non si fanno punti.
Un Drop di Aron Mauger racconta la difficoltà di portare i corpi oltre la linea del vantaggio: una soluzione sgradita per gli All Blacks, che comunque hanno fatto vedere di avere sempre un'uscita di emergenza.
Intercettone di Butch James, meta e segno di difficoltà di reparto veloce per la Nuova Zelanda.
Poi arriva il giallo a Pedrie Wannenburg che segna la partita: i "Boks" riescono a uscire indenni dall'inferiorità numerica, ma restano segnati, sfiancati.
Meta di Ritchie Mc Caw al 69esimo minuto, 21 a 19, dal meno 2 si ragiona meglio e si ritrovano gli All Blacks, non quelli delle previsioni, ma quelli che possono vincere.
Meta di Rockococo, pericolo scampato.
Wimbledon - Sogno proibito
Wimbledon - Dopo aver conquistato al Roland Garros per il terzo successo consecutivo, sullerba di Wimbledon Rafael Nadal spera di ripetere la finale dello scorso anno e di prendersi la rivincita su Roger Federer
Lultimo spagnolo a trionfare sui campi verdi dellAll England Club fu Manuel Santana nel lontano 1966. Per i discendenti della scuola arrotina di Costa e Bruguera ripetere quel risultato sulla superficie nemica sembra una impresa irrealizzabile; eppure molti non avrebbero scommesso un centesimo neanche sulla finale che, a dispetto di ogni previsione, il numero uno di Spagna ha saputo conquistarsi 12 mesi fa.
Il sogno di Nadal è speculare a quello di Federer: lo svizzero sogna di interrompere, prima o poi, il dominio del maiorchino sulla terra battuta; dopo essersi illuso ad Amburgo, gli è andata male anche quest'anno. Ma ci riproverà, così come farà Nadal. La campagna sull'erba non è iniziata nel migliore dei modi, ma la sconfitta contro Mahut al Queen's può essere considerata un semplice passo falso, e Wimbledon offre ben altre motivazioni.
Si potrebbe obiettare che il divario tecnico tra Federer e Nadal sull'erba sia più grande di quello evidenziato dai due avversari sulla terra battuta; in altre parole, è più facile che Federer vinca un giorno il Roland Garros piuttosto che Nadal si imponga a Wimbledon. Eppure, il tennis non è una scienza esatta e con un buon tabellone e un po' di fortuna, anche i miracoli a volte si avverano.
GP Gran Bretagna - Edwards in pole!
GP Gran Bretagna - Lo statunitense della Yamaha fa il miglior tempo nelle qualifiche del GP di Gran Bretagna a Donington, ottavo appuntamento del motomondiale, davanti al compagno di squadra Valentino Rossi. Dani Pedrosa completa la prima fila, quinto il leader del Mondiale Casey Stoner
La pole position quest'anno gli porta male e allora Valentino Rossi "delega" Colin Edwards. Lo statunitense a Donington, su un circuito finalmente asciutto, bissa la prestazione di Le Mans conquistando la seconda pole position stagionale e della carriera in MotoGP girando in 1'28"531 e bruciando di 146 millesimi il suo caposquadra: un trionfo per la Yamaha dopo tutti i problemi di ieri nelle prove libere sul bagnato. Completa la prima fila il primo pilota Honda, Daniel Pedrosa, staccato di 332 millesimi da Edwards.
Seconda fila per il campione del mondo in carica Nicky Hayden (Honda) e per il leader del Mondiale Casey Stoner (Ducati), rispettivamente quarto e quinto, anche se l'australiano della rossa di Borgo Panigale ha girato con gomme da gara e malgrado questo accusa solo 530 millesimi di ritardo da Edwards. Sesto tempo per la Suzuki di John Hopkins seguito dalla Honda di Carlos Checa e la Kawasaki di Randy De Puniet. Nono e tredicesimo Marco Melandri e Loris Capirossi, staccati rispettivamente di 967 millesimi e 1"369: per i centauri Honda e Ducati un'altra prestazione insufficiente.
Nella classe 125 Mattia Pasini, pilota Aprilia che quest'anno si è guadagnato l'oscar della sfortuna, partirà davanti a tutti avendo girato in 1'37"399. Pasini ha preceduto di ben 447 millesimi il romano Simone Corsi, anche lui su Aprilia, completano la prima fila il giapponese della KTM Tomoyoshi Koyama, staccato di 674 millesimi, e il leader del Mondiale, l'ungherese Gabor Talmacsi, che con la sua Aprilia ha girato in 1'38"153, 754 millesimi più lento di Pasini.
Nella 250 quarta pole nella quarto di litro per Alex De Angelis. Il sanmarinese dell'Aprilia ha girato in 1'32"391, ben 410 millesimi più veloce del leader di categoria e compagno di marca Jorge Lorenzo, terza e quarta posizione, che valgono loro la prima fila, per i due spagnoli Julian Simon (Honda) e Alvaro Bautista (Aprilia). Solamente sesto Andrea Dovizioso (Honda) davanti a Marco Simoncelli (Gilera). Il programma di domani prevede alle 12:15 il Gran Premio della 250, alle 14 quello della MotoGP e alle 15:30 quello della 125.
NFL - La festa dei Colts
NFL - I vincitori dell'anello NFL sono rientrati ad Indianapolis dove sono stati accolti da una folla festante
I campioni sono tornati a casa.
A Indianapolis, i vincitori del Super Bowl numero 41 sono stati accolti dall'abbraccio degli oltre 40 mila fan riuniti al RCA Dome nonostante i 14 gradi sotto zero.
Troppo grande la gioia, troppo forte il desiderio di incornare i Colts. Il popolo di Indianapolis non poteva mancare alla festa del primo Super Bowl.
Da 23 anni aspettava di poter mettere al dito l'ambito anello. Da quando, nel 1984, i Colts si trasferirono da Baltimora a Indianapolis. L'ultima vittoria della franchigia risale, invece, al 1971.
Un trionfo che è stato seguito negli Stati Uniti da oltre 93 milioni di telespettatori, terzo miglior risultato nella storia della tv americana dopo il Super Bowl del '96 e l'ultima puntata della serie Mash nel 1983.
Felisissimo, come è ovvio che sia, il coach dei Colts Tony Dungy: "Questi ragazzi sono stati semplicemente fantastici. Dal giocatore numero 1 al giocatore numero 53, tutti hanno combattuto per questa vittoria. Non c'è nemmeno uno di loro che non vorrei come figlio. Ed è questa la cosa più importante: non sono solo dei giocatori eccezionali, ma anche eccezionali uomini".
La forza del gruppo è stata l'arma dei Colts. Per questo l'obiettivo della franchigia per la prossima stagione è conservare il nucleo intatto. A partire dalla figura più importante: il coach. La notizia più gradita per i neo campioni è stata proprio la scelta di Dungy, il primo allenatore afroamericano della storia a vincere il Super Bowl, di rimanere alla guida dei Colts anche il prossimo anno.
Ma qualche novità nel cantiere dei Colts c'è: un nuovo stadio, che sarà inaugurato nel 2008. Un regalo per la squadra e per la città intera.
Dallas Clark rigrazia tutti i tifosi: "Siete scioccanti. Non vedevamo l'ora di tornare a casa per dividere questo trofeo con voi. E il modo in cui ci avete accolto è straordinario. Non sapevo nemmeno che a Indianapolis ci fossero così tante persone. Grazie".
Nei prossimi giorni, Indianapolis continuerà a festeggiare questo primo, attesissimo anello. Ma i campioni stanno già guardando avanti. "Ripetiamolo", cantano, ed è molto più di un sogno nel cassetto.
Gold cup - Tutto come previsto
Gold cup - La finale della Gold Cup 2007 vedrà scendere in campo gli Stati Uniti contro il Messico, ossia le squadre favorite alla vigilia del torneo
Lultimo atto della Gold Cup 2007 è il più scontato: Stati Uniti contro Messico, i giganti della Concacaf che affilano le armi in vista della Copa America. Meno scontato, il percorso che hanno affrontato finora, soprattutto in semifinale. Team Usa, dopo aver saltato agevolmente tutti gli ostacoli trovati, ha piegato 2-1 il Canada, in una partita che verrà però ricordata soprattutto per il decisivo aiuto fornito agli statunitensi dallarbitro messicano Archundia, che ha annullato un gol regolarissimo al Canada sullultima azione della partita.
Fattaccio a parte, gli Stati Uniti partono favoriti, perché giocano in casa e soprattutto perché finora in 10 partite sotto la guida di Bob Bradley non hanno mai perso, collezionando 9 vittorie e un pari.
Il ct dovrà però rinunciare al figlio Michael, espulso nella concitata ripresa della semifinale: assenza che di per sé non fa sorridere Hugo Sanchez, visto che il selezionatore messicano è più propenso, al momento, a pensare ai problemi di casa sua.
Il destro splendido di Pardo che ha mandato ko la sorprendente Guadalupa in semifinale a 20 dalla fine, non accenna infatti ad eliminare i due problemi principali che hanno caratterizzato lo zoppicante cammino del suo Messico in Gold Cup.
Il primo, l'incapacità di concretizzare la mole di occasioni create, il secondo, risolvibile forse con l'avvicinarsi di impegni ben più stimolanti, è rappresentato invece dall'approccio alla partita, costantemente poco convinto e ammantato di un'eccessiva dose di autostima.
Dal punto di vista tattico, sarà interessante osservare la posizione di Blanco, se nuovamente a supporto di Borgetti, oppure largo a sinistra come nella ripresa, per lasciare spazio centralmente alla fantasia di Bautista autore di duetti sublimi con il prossimo attaccante dei Chicago Fire.
Al Soldier Field, ci saranno in palio due traguardi: da una parte la possibilità per gli Stati Uniti di mettere in bacheca la quarta Gold Cup ed eguagliare quindi il bottino messicano, dall'altra di mandare un segnale a Brasile e Argentina, su quale sia la più pericolosa minaccia in arrivo dal nord.
la Scavolini torna in Serie A
La Scavolini Spar Pesaro si aggiudica gara-4 di playoff di Legadue con la Edimes Pavia e torna in Serie A. I marchigiani si sono imposti 93-78 a Pavia (parziali di 22-19, 45-40 e 73-57), vincendo 3-1 la serie nonostante l`assenza dell`infortunato Carlton Myers e raggiungendo in Serie A la Sebastiani Rieti, che aveva vinto la regular season.
La Scavolini era scomparsa dalla massima serie due anni fa, messa in crisi da difficolta` finanziarie che ne avevano impedito l`iscrizione alla stagione 2005/06. L`anno scorso cosi` i marchigiani hanno ricominciato dalla B1, ottenendo due promozioni consecutive.
Garnett dice no
NBA 2006-2007 - Minnesota, Phoenix e Lakers mettono sul piatto del mercato NBA tre giocatori di tutto rispetto: Kevin Garnett, Shawn Marion e Kobe Bryant
Kevin Garnett, Shawn Marion e - naturalmente - Kobe Bryant. La febbre da DRAFT sta salendo sempre di più, ma a tenere banco in questi giorni sono i discorsi relativi alle 3 superstar di Minnesota, Phoenix e Lakers. Quando è circolata la voce di un possibile passaggio di Big Ticket a Boston la Celtic Nation ha cominciato a sognare, ma la doccia fredda è stata immediata. Destinazione non gradita al giocatore. KG ha la possibilità di uscire dal contratto e divenire free agent l'anno prossimo, lasciando però sul tavolo cifre importanti.
Ecco che - allora - spunta la pista-Phoenix all'orizzonte. I Suns - però - sarebbero costretti a inserire nell'accordo Amare Stoudemire (decisamente più giovane, 24 anni contro 31). Nella trattativa potrebbe allora rientrare Marion con una unica controindicazione: si tratterebbe di una contropartita non sufficiente. Anche The Matrix - però - diventerà free agent l'anno prossimo. Ad allontanare la prospettiva di una trade a tre Minnesota-Boston-Phoenix il fatto che Marion non ha nessuna intenzione di andare a giocare in Massachusetts e Minnesota. Phoenix sarà in grado di presentare ai Wolves un'offerta importante che però non preveda la presenza di Stoudemire?
Si parla di Marion ai Lakers sostanzialmente in cambio di Bynum e anche di una possibile destinazione Chicago. La Città del Vento - però - è legata a filo doppio in questi giorni con quella degli Angeli. Bryant vuole lasciare i Lakers ed è stato accostato ai Bulls. La stampa losangelina ha attaccato frontalmente il figlio di Jelly Bean, corsivi corrosivi, ma dopo la burrasca dei giorni scorsi si sta facendo strada una nuova ipotesi: e se Bryant restasse a Los Angeles?
QUAGLIARELLA SHOW SUL CAMPO LITUANO...
FINALI NBA 2007... SI INCOMINCIA GIOVEDI'.
Sarà una sfida sulla carta impari, ma lo sport e in questo caso il basket, nascondono sempre delle sorprese. Se da una parte c'è LeBron (rifatevi gli occhi con il video qui sotto), ormai considerato da tutti il nuovo Michael Jordan, dall'altra c'è Tim Duncan, un campione con la "C" maiuscola.
I numeri fanno perdere la bilancia dalla parte di San Antonio: tre volte campioni NBA negli ultimi otto anni (1999, 2003, 2005), possono contare su Duncan, ma anche su Manu Ginobili e Tony Parker. Il primo lo abbiamo conosciuto anche in Italia (esperienze a Reggio Calabria e Bologna), mentre il secondo oltre ad essere bravo ha anche la fortuna di essere accompagnato dalla splendida Eva Longoria. Poi ci sono Robert Horry, Bruce Bowen e Michael Finley, giocatori che sanno fare la differenza.Allora Cleveland è spacciata? Non si può mai dire. I Cavaliers sono al debutto in una finale, ma nel caso, venderanno cara la pelle. Oltre a James ci sono il lituano Zydrunas Ilgauskas, che viaggia su numeri interessanti e Larry Hughes. Meritano menzione anche l'ala Drew Gooden, Aleksandar Pavlovic e il brasiliano Anderson Varejao.
Sarà una bella sfida e alla fine vincerà il migliore. Noi punteremmo i nostri simbolici dieci centesimi su San Antonio, ma tiferemo per Cleveland. Perché? Perché i più "deboli" sono sempre più simpatici...
Ancora una cosa: avremo occhi solo per LeBron James, giocatore straordinario. Uno di quelli che fanno la storia, proprio come Michael Jordan o Julius Erving. Nel giro di quattro anni ha portato Cleveland alla finalissima. Se i Cavs faranno l'impresa lui entrerà in anticipo di qualche anno nell'Olimpo dei più grandi. Giovedì si comincia... non vediamo l'ora.
Schevchenko al Milan: l'accordo è vicino (ma i milanisti come lo accoglieranno?)
Visto che nei giorni scorsi avevamo tirato in ballo i tifosi rossoneri con tristi immagini di devastazione in piazza Duomo (in occasione dei festeggiamenti per la vittoria della Champions League), oggi trattiamo un argomento di mercato calcistico che probabilmente interesserà molti milanesi.
Non per altro, perchè l'arrivo, forse meglio dire il ritorno, di Schevchenko al Milan è uno di quegli argomenti che fanno esplodere di parole (più o meno educate) i bar milanesi. Cosa potrebbe succedere se veramente si arrivasse ad un accordo? Come reagirebbero i tifosi milanisti? Forse non vedremmo in aeroporto scene di giubilo come avvenuto la scorsa settimana allo sbarco della coppa con le orecchie.
Certo, come sempre accade in questi casi le mosse di mercato sono solo voci che raramente trovano terreno fertile, però nelle ultime ore si parla di incontri che renderebbero concreto lo "Sheva rientro".
Diteci voi allora cosa potrebbe aspettarlo una volta varcata la soglia di San Siro. Voi lo accogliereste con gioia o con una vagonata di insulti tipici dell'uomo da stadio?
Soprattutto alla luce dell'episodio che vedete nella foto qui sopra: Sheva bacia la maglia del Chelsea a pochi giorni dalla partenza da Milano. Anzi, era proprio la prima partita con la maglia del Chelsea: aveva appena segnato.
A Milano la società rossonera è entrata in contatto con Peter Kenyon, amministratore delegato del Chelsea. Oggetto della discussione proprio il ritorno "in aptria" di Andriy Shevchenko.
Sheva è pronto a tornare, Berlusconi lo vuole (e questo copre già una bella fetta di trattativa). Per il momento non ci sono dichiarazioni ufficiali, neppure sul sito del Milan, ma in molti hanno la sensazione che ben presto le due società potrebbero arrivare all'accordo.
C'è da dire un'altra cosa, che Sheva, al Chelsea, dove guadagnava nove milioni di euro, non ha certo brillato, tanto che il Milan non è intenzionato a spendere tutti quei soldi per farlo tornare. E' un periodo di vache magre questo.
37^ giornata: tre in Uefa e tre salve
Novanta minuti per salvarsi: al termine della penultima giornata di campionato si delinea la situazione in fondo alla classifica.
Per quanto riguarda la salvezza, possono festeggiare Cagliari, Livorno e Torino, giunte a quota "40".
I sardi "fanno tutto da soli", battendo per 3-2 una Roma sazia al Sant'Elia mentre piemontesi e toscani non si fanno male all'Olimpico e, complice anche un'ultima giornata che prevede lo scontro diretto tra Catania e Chievo, possono tirare un bel sospiro di sollievo, con i granata che già pregustano il derby con la Juventus.
Ancora tutto da decidere invece per le altre pericolanti, che si giocheranno tutto tra sette giorni, con un orecchio a quanto accade sugli altri campi.
A quota 39 il Parma (oggi 0-0 a Roma con la Lazio) cercherà almeno un pareggio contro l'Empoli (3-3 in casa con la Reggina da 3-0), lo stesso che cercherà il Chievo (oggi 1-0 all'Ascoli) a Catania (ko per 1-0 sul campo della Sampdoria.
Per evitare la "B", lo stesso Catania, Reggina e Siena (1-2 a Palermo) dovranno invece obbligatoriamente cercare i tre punti contro Chievo Milan e Lazio, con le ultime due squadre, alla pari dell'Empoli, senza più nulla da chiedere al campionato.
Insomma, l'impressione è che la terza retrocessa uscirà da Catania-Chievo, match che si disputerà in campo neutro ma a porte aperte.
Oltre alla salvezza, la giornata odierna ha assegnato definitivamente anche i tre posti per la Uefa, dove giocheranno la prossima stagione la Fiorentina (2-2 a Messina), il Palermo e la stessa Empoli, la grande sorpresa della stagione.
Federer vince ad Amburgo
Lo svizzero si impone in tre set (2-6 6-2 6-0) conquistando per la quarta volta il Masters tedesco. Lo spagnolo perde sulla terra rossa dopo un'imbattibilità durata oltre due anni
AMBURGO (Germania) - Si interrompe contro Roger Federer la serie vincente sulla terra rossa di Rafael Nadal. Lo spagnolo, reduce da 81 successi sul rosso per un'imbattibilità che durava da oltre due anni (ultima sconfitta ad aprile 2005 contro il russo Andreev a Valencia), è stato battuto dal numero uno del mondo nella finale del Masters di Amburgo. Federer si è imposto in tre set con il punteggio di 2-6, 6-2, 6-0 conquistando il terzo titolo stagionale, il 48° della carriera e il quarto nella città tedesca.
Un successo a sorpresa, quello di Federer, soprattutto dopo quanto visto nel primo set, vinto da Nadal per 6-2 in 39'. Sembrava una semplice formalità l'ennesima vittoria del mancino di Manacor e, invece, Federer ha rialzato la testa.
Preso a pallate nella prima frazione, il numero 1 del mondo ha trovato la misura dei colpi nel secondo parziale. Al quarto game si è procurato 3 palle break andando in fuga (3-1), poi ha tolto nuovamente il servizio al suo rivale vincendo il set con lo stesso punteggio con cui aveva perso il primo (6-2).
Senza storie il terzo set. Federer ha fatto il break al secondo gioco, Nadal è andato in crisi, ha perso un game dietro l'altro e dopo quasi due ore si è arreso. La vittoria restituisce il sorriso a Federer, che in questo modo ha cancellato il passo falso a Roma. Prossimo obiettivo il Roland Garros con una certezza in più: Nadal, sulla terra rossa, non è imbattibile.
Melandri: "Peccato per il finale"
Alla fine può essere soddisfatto Marco Melandri, capace di raccogliere un quinto posto nel Gran Premio di Istanbul, nonostante una sessione di qualifica disastrosa.
"Ho fatto una buona partenza, anche se poi ho perso molto tempo per superare Hopkins, e ho sempre tenuto un buon passo, lottando per risalire posizioni - commenta il ravennate della Honda -. Peccato però che negli ultimi giri, quando ero in lotta con Capirossi e Barros per il podio, la moto ha iniziato a vibrare e sono stato costretto a rallenatare".
"Comunque sia è stata una buona gara - conclude Melandri -. Devo ringraziare la squadra, perché ha fatto un lavoro eccellente, e la Bridgestone, perché le gomme sono andate molto bene".
Belinelli sceglie l'Nba
Potrebbe presto aumentare la colonia italiana in Nba.
Con Andrea Bargnani, da questa stagione nelle fila dei Toronto Raptors, il prossimo anno potrebbe infatti esserci anche Marco Belinelli, ventunenne guardia della Fortitudo Bologna che ha deciso di presentarsi al prossimo Draft, in programma il 28 giugno al Madison Square Garden di New York.
"La Fortitudo Pallacanestro rende noto che il proprio giocatore Marco Belinelli ha spedito la lettera di eleggibilità agli uffici della Nba, con destinatario nella persona di Stu Jackson e nei tempi regolamentari previsti rispetto al limite del 28 aprile, dichiarandosi così per il prossimo Draft - comunica una nota diffusa dal sodalizio dell'Aquila Biancoblu -. Belinelli si è candidato da giocatore della Fortitudo e in accordo con la società, essendo sotto contratto anche per le prossime tre stagioni proprio con clausola di uscita esclusivamente legata alla Nba".
Kobe si confida!
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L’Italia di Donadoni sale di Toni
A dire la verità una grossa mano l’ha data proprio la squadra ospite: nonostante la Scozia si presentasse al San Nicola tirata a lucido, prima nel girone (ma con una partita in più) insieme alla Francia, con il sostegno di circa 4000 tifosi, vestita con una elegante maglietta disegnata appositamente dallo sponsor tecnico (italiano) per l’evento, i ragazzi allenati da Mc Leish hanno deluso. Buffon ha fatto da spettatore, grossolani alcuni errori tattici in fase difensiva (soprattutto sul primo gol di Toni nato da un calcio piazzato), poca “cattiveria” agonistica solitamente tipica delle squadre britanniche (buona la direzione di gara del belga De Bleeckere che non ha dovuto estrarre nessun cartellino).
Meglio per l’Italia che ha così potuto fare il suo gioco: senza Totti e Pirlo capaci di inventare la giocata, Donadoni ha puntato su una linea mediana ricca di “quantità” e composta da Gattuso, De Rossi, Perrotta e Camoranesi con Di Natale pronto a suggerire per Toni. Proprio il bomber viola ha sbloccato la gara alla prima vera occasione: punizione di Oddo al 12’ dal vertice dell’area, anticipo secco sul difensore e zuccata vincente. La partita a questo punto si è addormentata: la Scozia non ha prodotto alcuna reazione se non nel finire di tempo con un paio di insidiosi tiri-cross, l’Italia ha tolto il piede dall’acceleratore in attesa del riposo.
La ripresa si è aperta con due clamorose occasioni fallite da Di Natale che, dopo aver saltato in velocità gli statici difensori scozzesi, si è fatto ipnotizzare dal portiere Gordon. A chiudere la pratica ci ha pensato ancora Toni al 70esimo: Gattuso ha recuperato un pallone a centrocampo e lanciato Camoranesi, perfetto l’assist al centro dell’oriundo, precisa la schiacciata ancora di testa dell’attaccante.
Con questi tre punti l’Italia arriva a quota 10 in classifica e si avvicina a Francia, Scozia e Ucraina che la precedono a 12: nel prossimo turno previsto per il 2 giugno, gli azzurri faranno visita alle isole Far Oer mentre la Francia se la vedrà con l’Ucraina.
Marca: Ronaldinho ha un piede e mezzo nel Milan
L'ungherese conquista vittoria e leadership a Jerez, beffando sul traguardo il pilota Derbi. Terza piazza per lo spagnolo Hector Faubel. Ancora una domenica sfortunata per Mattia Pasini
Bottino pieno per Gabor Talmacsi a Jerez dove è andato in scena il secondo appuntamento iridato 2007 del Motomondiale. L'ungherese del team Bancaja Aspar non solo ha vinto il Gran Premio di Spagna dell'ottavo di litro ma si è pure portato in testa alla classifica piloti, complice il terzo posto di Hector Faubel. Per lui si tratta della quarta vittoria in carriera. Il pilota Aprilia ha bruciato al traguardo per soli 14 millesimi Lukas Pesek che ha giocato di strategia per tutta la corsa: passato in testa solo nell'ultimo giro con un sorpasso millimetrico carena contro carena, il centauro Derbi non è però riuscito a stare davanti fino alla bandiera scacchi.
Domenica ancora sfortunata per Mattia Pasini che, dopo aver firmato la pole, è stato abbandonato dalla sua Aprilia addirittura nel giro che porta i piloti dai box alla griglia prima del via. Il romagnolo è rimontato in sella alla seconda moto e si è posizionato dietro a tutti: scattato alla grande, Pasini ha subito rimontato portandosi in nona posizione in un solo giro, ma, in quello successivo, non ha potuto niente contro l'incauto Bradley Smith che, grazie ad un'azzardata staccata, ha messo ko entrambi. Fuori dai giochi anche Simone Corsi che però ha fatto tutto da solo, forzando un po' troppo. Miglior azzurro in pista Lorenzo Zanetti, decimo, che ha preceduto Stefano Bianco e Andrea Iannone. Un punticino anche per Simone Grotzkyj.
Lorenzo, Profeta in Patria
Lo spagnolo infuoca il pubblico di casa vincendo a Jerez davanti al connazionale Alvaro Bautista e al nostro Andrea Dovizioso
Costretto al silenzio dopo essere rimasto a bocca asciutta in 125cc, il pubblico di casa scatena l'inferno alla fine della gara della quarto di litro. Sul circuito di Jerez trionfa infatti Jorge Lorenzo che firma così la sua seconda vittoria stagionale, confermandosi al comando della classifica piloti a punteggio pieno. Lo spagnolo del team Fortuna Aprilia ha tagliato il traguardo davanti al connazionale Alvaro Bautista e al nostro Andrea Dovizioso, ma per una volta non è stato dominio.
Partito dalla pole, Lorenzo ha mantenuto il comando della gara per un solo giro prima di cedere lo scettro all'italiano su Honda: se in un primo momento si è pensato ad una strategia attendista, nei giri successivi è apparso evidente ad un po' tutti che per una volta lo spagnolo non era imbattibile. E allora sotto un po' tutti, fino a quando dopo metà gara Lorenzo ha rialzato la testa e a dargli fastidio sono rimasti in due, i piloti poi saliti sul podio.
Buon quarto piazzamento finale per il sammarinese Alex De Angelis, tra gli italiani a punti Fabrizio Lai, arrivato 11°, nonostante sia stato costretto ad un passaggio ai box per una partenza anticipata, e Alex Baldolini, 13esimo.
Rossi, Digiuno Finito!
Valentino Rossi torna Re della MotoGP. Dopo essere rimasto a secco per 5 Gran Premi di fila, il pesarese della Yamaha trova la vittoria proprio in Spagna rovinando la festa all'idolo di casa Dani Pedrosa, secondo a 1"246. Partito decisamente bene dalla seconda posizione in griglia, il pilota di Tavullia ha bruciato subito la concorrenza superando lo spagnolo e imponendo a tutti un ritmo eccezionale. Accumulando giro dopo giro un vantaggio difficile da recuperare, il Dottore è volato verso il 59° successo in carriera grazie ad una gara perfetta che lo ha visto in fuga fino alla bandiera scacchi, complice una Yamaha che non lo ha mai abbandonato e che ha mostrato tutta la sua competitività con il terzo posto di Colin Edwards.
Non possono certo dirsi soddisfatti gli altri piloti italiani in gara, entrambi in grande difficoltà. Marco Melandri ha limitato i danni chiudendo ottavo alle spalle di un Nicky Hayden sempre più in crisi, peggio è andata a Loris Capirossi finito dodicesimo in sella ad una Ducati che sembra congeniale al solo Casey Stoner. Deludente nella prima parte di gara l'australiano, che perde la leadership in campionato a favore di Rossi e viene agganciato a 36 punti da Pedrosa, ha poi dato spettacolo con una rimonta che lo ha portato quinto stretto nella morsa iberica di Toni Elias e Carlos Checa.
Kobe Bean Bryant (nato a Philadelphia il 23 agosto 1978) è un cestista statunitense della NBA, considerato tra i più talentuosi giocatori attuali, nonché indicato da molti come l'"erede" di Michael Jordan.
Bryant è figlio dell'ex giocatore Joe "Jellybean" Bryant, che disputò sette stagioni in Italia fra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia, Reggio Emilia e Milano, e sua moglie Pamela Cox, sorella del cestista John "Chubby" Cox.
All'età di 18 anni, dopo una carriera spettacolare alle high school in un sobborgo di Philadelphia, Lower Merion, Bryant si dichiara "sceglibile" per il draft NBA.I New Jersey Nets lo avrebbero voluto scegliere alla chiamata n°8 se non chè Bryant dichiarò che non avrebbe mai giocato per quella squadra. Infatti, nonostante la giovane età, l'inesperienza e il carattere introverso, il grandissimo talento di Bryant esplose immediatamente, impressionando lo staff della squadra durante il primo provino con i Los Angeles Lakers e nel secondo provino, voluto da Jerry West distrusse nell'uno contro uno Dontae Jones, giocatore di spicco della stagione NCAA,convincendo West a sceglierlo.Poco dopo essere stato scelto dagli Charlotte Hornets alla chiamata n° 13 il giorno del draft venne scambiato con i Los Angeles Lakers in cambio dei diritti su Vlade Divac. Per Bryant fu uno shock sentire il proprio nome alla chiamata n° 13 in quanto non era a conoscenza dell'accordo tra Jerry West e gli Hornets.
La carriera NBA di Bryant dopo la high school è stata eccezionale. All'età di 27 anni, Bryant ha già vinto numerosi trofei individuali, è stato scelto per il migliore quintetto ideale NBA più volte, ed è considerato uno dei più forti giocatori in circolazione.
Bryant ha vinto tre titoli NBA con i Lakers, nel 2000, 2001 e 2002 (three-peat), insieme a Shaquille O'Neal, con il quale i rapporti sono sempre stati altalenanti, sotto la guida dell'allenatore Phil Jackson. I Lakers sono arrivati alle finali nel 2004, dove hanno perso contro i Detroit Pistons. A seguito della sconfitta, Bryant decise di testare il mercato dei free agent, ma il 15 luglio 2004 ha siglato un rinnovo con i Lakers per sette anni, per la cifra di 136,6 milioni di dollari.
Il 22 gennaio 2006 ha stabilito il secondo miglior punteggio di tutti i tempi in una singola partita nella storia NBA, segnando 81 punti contro i Toronto Raptors, guidando i Lakers alla vittoria per 122-104 (significativo il fatto che i Lakers stessero perdendo all'inizio: ciò valorizza ancor di più la sovrumana prestazione di Bryant, ottenuta per far vincere la propria squadra); la prestazione di Bryant ha visto segnare 21/33 da due punti, 7/13 da tre punti e 18/20 ai tiri liberi, ai quali vanno aggiunti 6 rimbalzi, 2 assist, 3 palle recuperate ed 1 stoppata. La sua prestazione è seconda solo ai 100 punti messi a segno da Wilt Chamberlain il 2 marzo 1962 con i Philadelphia 76ers contro i New York Knicks. Inoltre ha chiuso la stagione segnando 35.4 punti a partita, il che lo proietta nella top 10 per punti a partita segnati in una stagione, secondo solo a Michael Jordan e naturalmente a Wilt Chamberlain. Nel luglio 2006 è stato operato ad un ginocchio, pertanto è stato costretto a saltare i mondiali di pallacanestro che si sono tenuti in Giappone tra agosto e settembre.
Lo stile di gioco di Bryant, spettacolare e veloce, il suo bell'aspetto e la sua correttezza sul parquet, lo hanno reso uno dei giocatori NBA più amati in patria e nel mondo. Parla correntemente l'italiano, per aver passato gran parte della sua infanzia in Italia, dove suo padre giocò per sette stagioni tra A2 e A1.